NON SERVONO SRLS SE C’È UN IMPRENDITORE ILLUMINATO E UN RAPPORTO DI FIDUCIA

Pubblicato su http://corriereinnovazione.corrieredelveneto.corriere.it del 7/Feb/2013

NON SERVONO SRLS SE C’È UN IMPRENDITORE ILLUMINATO E UN RAPPORTO DI FIDUCIA

Lettera aperta agli startupper: «Il capitale sociale è importante. Perché non provare a nascere come brand di un’altra azienda?»

Si è tanto parlato delle Srls, la nuova forma di società di capitali che dovrebbe rendere più economico e snello creare aziende con un capitale sociale di un euro. Scomparirà la prassi di aprire con mille euro una società negli Stati uniti, utilizzata da molti startupper soprattutto nel campo digitale / web / software? Difficile prevederlo.

Quello che ci sentiamo di dire è che queste nuove società nasceranno un po’ zoppe. Molti giovani pensano che il capitale sociale versato sia da vedere come una sorta di immobilizzazione da segnare su un bilancio, e per questo si sono rivolti negli ultimi anni oltreoceano per i loro sogni di impresa (spesso senza nemmeno prendere un biglietto aereo). In realtà il capitale sociale, come sanno bene gli imprenditori del mondo «reale», è anche una questione di immagine, un segno di solidità, un qualcosa su cui fare affidamento.

Anche molto concreta: quale fido accorderanno le banche a una società in cui i fondatori non hanno investito nemmeno un euro? Chi avrà interesse a fare un contratto con una società i cui soci risponderanno alle obbligazioni fino a 1 euro? E via dicendo. Se il sistema Italia vuole crescere, gli imprenditori e gli startupper devono trovare il modo di andare oltre, e a volte anche contro, le leggi e leggine che imbrigliano in norme e commi la fantasia e la voglia di fare impresa. Serve fiducia, in quest’alleanza ipotetica tra imprenditori tradizionali e imprenditori in potenza, che permetta di superare gli ostacoli. Un’azienda può scegliere di nascere anche non come azienda, ma come semplice «brand», come prodotto o nuovo mercato, all’interno di un’azienda esistente. Come abbiamo raccontato in adottaunastartup.com, agli imprenditori diciamo di dare una scrivania e di segnare tutti i conti su un foglio di calcolo. Dividere le prime spese, dividere i primi profitti. Magari le spese le si possono dividere anche dopo i primi profitti, lasciando che sia l’azienda già esistente a farsene carico.

Non serve lanciare una nuova azienda per stampare in maniera innovativa delle scarpe personalizzate, si può andare in un’azienda di scarpe e lanciare il prodotto dall’interno di una struttura già esistente. Non solo è più economico, ma anche più rapido ed efficace. Perché lo startupper mette la passione al servizio dell’impresa. Perché l’imprenditore mette la conoscenza delle dinamiche del mercato al servizio dell’impresa. Perché la fiducia tra queste due figure permette di scavalcare i mille modi e i centomila costi accessori con cui viene spesso soffocato lo spirito dell’innovazione italiana.

Raimondo Bruschi e Francesco Zambelli
autori di http://www.adottaunastartup.com

http://corriereinnovazione.corrieredelveneto.corriere.it/2013/7-febbraio-2013/isrl-2113885631029.shtml

COSTRUIRE L’ALLEANZA TRA IMPRENDITORI E STARTUPPER

Pubblicato su http://corriereinnovazione.corrieredelveneto.corriere.it del 31/Gen/2013

COSTRUIRE L’ALLEANZA TRA IMPRENDITORI E STARTUPPER

Avere una buona idea non basta, agli innovatori servono le competenze per metterle sul mercato

L’Italia si riempie di giovani con bellissime idee e di possibili canali (concorsi, finanziatori, bandi pubblici) che potrebbero sostenerne economicamente la realizzazione, la parola Startup fa da contorno a eventi che cercano di fare incontrare gli innovatori con chi ha soldi da investire, anche la politica si accorge della voglia di tornare a crescere che ha invaso l’Italia digitale e prova a dare qualche strumento minimo per non tarpare le ali ed evitare un probabile esodo verso lidi esteri. Questa è una fotografia possibile del 2012 visto da chi guarda il mondo dell’innovazione tecnologica italiana con lo sguardo di chi lo conosce bene e ne studia i movimenti. Per restare nel settore Internet, abbiamo visto molti giovani con idee di nuovi social network, applicazioni per cellulari, nuovi modi di usare i dati forniti dai colossi dell’informatica. Molti che ci provano perché l’alternativa, anni e anni di lavori precari in un Paese che stagna, è troppo poco attraente per coinvolgere davvero le menti brillanti. Questo non significa che ci riusciranno tutti, ovviamente.

Avere una buona idea è solo il primo passo: banalmente, in tanti avranno pensato che fosse fantastico realizzare un’automobile che si guidasse da sola, ma solo Google finora è riuscita a realizzarla davvero. Non è nemmeno sufficiente, purtroppo, realizzare la propria idea. La storia è piena di geni innovatori italiani che riuscirono a creare qualcosa di davvero innovativo, ma che non riuscirono a sfruttarlo commercialmente. Certo, si può creare qualcosa anche solo per la gloria, ma non è di questo che ci vogliamo occupare in queste pagine. Una Startup è semplicemente una nuova impresa. Guidata da un imprenditore.

Non basta fare qualcosa di bellissimo e utilissimo, bisogna anche metterlo sul mercato, trovare i primi clienti, migliorare il prodotto, venderlo. Questo spesso manca agli innovatori italiani, alla prima esperienza di creazione di impresa, e questo è quello che invece possono insegnare gli imprenditori «del fare», quelli che negli scorsi decenni hanno costruito l’ossatura economica dell’Italia in anni a volte facili, a volte difficili, altre volte difficilissimi come quelli che stiamo vivendo ora.

Agli innovatoriitaliani serve qualcuno che possa aiutarli a mettere sul mercato le loro realizzazioni, con l’esperienza di gestire un’impresa e di stare sul mercato. Gli imprenditori tradizionali hanno bisogno di un nuovo entusiasmo, il lancio di nuovi prodotti, di respirare il vento dell’innovazione che sta soffiando in tutto lo Stivale. E l’unione di startupper e imprenditori tradizionali non può che far bene a tutto il sistema paese.

Raimondo Bruschi, Francesco Zambelli
autori di http://www.adottaunastartup.com

http://corriereinnovazione.corrieredelveneto.corriere.it/2013/31-gennaio-2013/adottaunastartup-2113789273445.shtml

Equivoci in rete, ecco come venite classificati sul web ed in e-mail

Bresciaoggi.it, lunedì 28 Gennaio 2013
INTERNET, pagina 7

Equivoci in rete, ecco come venite classificati sul web e-mail

28 gennaio BSoggi
Equivoci in rete, ecco come venite classificati sul web ed in e-mail

Raimondo Bruschi
servizi-internet.eu

Se siete titolari di un ristorante, o di qualsiasi altra attività commerciale, di certo vi piacerebbe poter mandare un messaggio pubblicitario del tipo «Il tuo amico Mario è già stato da noi, chiedigli che cosa ne pensa». Le implicazioni del lancio del Graph Search, ovvero il nuovo motore di ricerca di Facebook, il social network più grande del mondo, sono moltissime. Chi investe in pubblicità on line negli ultimi anni lo ha spesso fatto utilizzando Google. Chi cerca un determinato libro, e vuole comprarlo on line, è felice di trovare immediatamente un negozio provvisto di quell´oggetto. Il venditore paga Google e sono tutti contenti.

LA PUBBLICITÀ su Facebook non è sempre stata efficace, perché gli utenti usano i social network per svagarsi, condividere opinioni, e molto raramente per cercare informazioni sui prodotti. Facebook è un social network, e il lancio del Graph Search apre una strada soprattutto per la pubblicità sociale. Comprare un biglietto per un concerto o un evento sarà più gratificante, se sappiamo che alcuni dei nostri amici saranno presenti.

Certo c´è un rischio per la privacy. Dovuta principalmente non a quello che l´utente decide, di sua spontanea volontà, di condividere con tutti. Il problema ora sono tutte le volte che, per scherzo o ironia, viene fatto «mi piace» su pagine o fatti che vengono poi male interpretati dall´algoritmo di ricerca. Così si rischia di essere classificati come «uomini a cui piacciono le prostitute», magari perché apprezziamo Pretty Woman. Sul blog http://actualfacebookgraphsearches.tumblr.com è presente addirittura una classifica di impiegati di multinazionali come McDonald che amano il razzismo.

Quindi, da ora in poi, bisogna stare attenti e riflettere su come può essere interpretato il nostro mi piace, anche tra qualche anno e da persone che non ci conoscono per nulla.

Discussioni in rete ai tempi d’elezioni

Bresciaoggi.it, lunedì 14 Gennaio 2013
INTERNET, pagina 5

Discussioni in rete ai tempi d’elezioni

Raimondo Bruschi
servizi-internet.eu

Ci sono sostanzialmente due modi per analizzare enormi quantità di dati: disporre di una rete di supercalcolatori o di una manodopera immensa. Una possibilità è quella di utilizzare grandi centri di elaborazione dati per cercare di prevedere il futuro, interpretando in tempo reale gli stati d’animo del presente.

Discussioni in rete ai tempi d'elezioni
Discussioni in rete ai tempi d’elezioni

Un esempio sono topsylabs.com, che si propone di analizzare quello che viene discusso sui social network, o la app gratuita per Iphone proposta da derwentcapitalmarkets.com per fare previsioni su andamenti di borsa. Strumenti importanti per un’azienda che vuole capire qual è la percezione del proprio brand o decidere dove vuole investire. Dati che sarebbe impossibile analizzare a mano: soltanto sul social network Twitter ci sono 400 milioni di messaggi pubblici al giorno (giugno 2012).

Si potranno un giorno annunciare in anticipo i vincitori delle elezioni? Di sicuro l’analisi dei big data può aiutare a capire se i sentimenti verso un certo candidato sono positivi o negativi, e parzialmente alcuni strumenti di misura dell’influenza riescono a distinguere se chi parla bene o male è un leader di opinione o un semplice cittadino che esprime la sua opinione soltanto a nome suo. Internet permette anche l’esatto opposto: la creazione di portali che facilitano la collaborazione tra le persone per raggiungere un determinato obbiettivo.

Restando sul tema politico, dopo gli Stati uniti arrivano anche in Italia piattaforme come https://factchecking.civiclinks.it/it/ che permettono di contribuire a controllare se le dichiarazioni di qualcuno sono vere o false. Siccome non si sa se arriveràmai il giorno in cui sarà un computer a decidere se scrivere la parola innocente o colpevole in una sentenza, entrambe le strade sono necessarie per l’evoluzione della nostra società.

Agenda-Monti, chi è stato a registrare i domini

Bresciaoggi.it, lunedì 31 dicembre 2012
INTERNET, pagina 18

Agenda-Monti, chi è stato a registrare i domini

Raimondo Bruschi
servizi-internet.eu

Agenda-Monti, chi è stato a registrare i domini.

Il dominio del Presidente www.agenda-monti.it ha certamente creato una certa ilarità, soprattutto tra gli addetti ai lavori. Nelle proprietà del documento Agenda Monti pubblicato dal Presidente del Consiglio c´era scritto il vero autore, o ultimo revisore: il senatore, all´epoca della pubblicazione ancora del Pd, Pietro Ichino.

agenda monti
Agenda-Monti, chi è stato a registrare i domini, scritto il pdf, creato account twitter

Sempre riguardo all´agenda Monti il sito appena citato è stato creato come intestato a un portavoce (nel caso, Elisabetta Olivi) anziché a Mario Monti e questo è un rischio molto grosso, aggravato dal fatto che la email di riferimento di quel sito, nevio32@yahoo.it, è intestata ancora ad un´altra persona, Nevio Boscariol. Se queste due persone litigassero con Mario Monti, potrebbero usare i suoi canali ufficiali. Il fatto che attualmente sia in corso una richiesta di trasferimento significa che probabilmente l´errore è stato quanto meno riconosciuto e magari verrà risolto a breve.

Non ultimo il profilo twitter @SenatoreMonti è stato in dubbio sul più noto e truffaldamente autenticato dalla spunta blu delle persone autenticate da twitter stesso (usando lo sfondo) @SenMarioMonti.

Nessuno pensa che un professore di economia debba conoscere anche come si crea decentemente un file Pdf, ma questi errori sono molto comuni, anche tra gli insospettabili: in passato, avevano creato scombussolamenti alcuni documenti della CIA, pubblicati da un generale che pensava di aver nascosto i nomi di tutte le persone coinvolte nell´operazione che aveva portato alla morte dell´agente dei servizi segreti italiani Nicola Calipari.

Una frase di un politico hackerata potrebbe far oscillare interessi nazionali e internazionali: in questo sono molto più accorte le Pmi che quando vogliono darsi un´identità, non la improvvisano. O almeno, non sempre.

 

Sviluppo 2: partenza con il nodo finanziamenti

Bresciaoggi.it, lunedì 17 dicembre 2012
INTERNET, pagina 60

Sviluppo 2: partenza con il nodo finanziamenti

Raimondo Bruschi
servizi-internet.eu

Il decreto Sviluppo 2, contenente le misure a favore delle Startup, è stato convertito in Legge.

Le agevolazioni includono bonus del 35% per le assunzioni qualificate, contratti di lavoro più flessibili ripetendo più volte i contratti a tempo determinato, detrazioni Irpef per gli investimenti in Startup pari al 19%, e una delle cose più chiacchierate: il risparmio per la creazione delle aziende (446 euro in meno tra bollo, segreteria e Cciaa).

decreto sviluppo 2.0
partenza con il nodo finanziamenti

Basterà questo a impedire l´esodo dei giovani innovativi italiani verso altri porti, come Stati uniti, Germania, Asia o Sud America? Ovviamente no. Ma è un passo importante: per la prima volta si parla di innovazione in maniera seria anche dentro le leggi italiane.

Centrale rimane il tema del finanziamento.
Molte sono strade non convenzionali per raccogliere i soldi necessari a realizzare le proprie idee innovative.

Sempre più Startup negli ultimi anni hanno scelto la strada del crowdfounding, ovvero raccogliere soldi (founding) da un folto numero di persone (crowd) che partecipano a vario titolo. I siti a questo scopo pullulano e spopolano. Ci sono il colosso internazionale Kickstarter, dedicato solo a progetti creativi, come l´italiano produzionidalbasso.com che esiste addirittura dal 2005. Alcuni sono solo specializzati in Startup vere e proprie, come growvc.com, altri come Kapipal (a dispetto del nome, italiano pure questo), con il quale raccogliere soldi anche per progetti personali come un matrimonio, e l´ultimo arrivato DeRev che aspira a trasformare le idee in rivoluzioni. Queste sono piattaforme, che danno visibilità ma non molto di più.

 

Come al solito, come in ogni impresa, sta all´imprenditore essere in grado di convincere migliaia di persone a credere in lui e finanziare il suo progetto.

 

«Net neutrality», dibattito aperto sull´arbitrarietà

Bresciaoggi.it, lunedì 03 Dicembre 2012
INTERNET, pagina 16

Net neutrality, dibattito aperto sull´arbitrarietà

Raimondo Bruschi
servizi-internet.eu

La neutralità della rete Internet inizia a essere argomento di discussione non solo nei blog e nelle riviste specializzate ma anche tra i cittadini informati. Sintetizzando, la «net neutrality» è il principio secondo il quale la rete a banda larga dovrebbe essere priva di restrizioni arbitrarie sui dispositivi connessi.

banda larga e dispositivi connessi
Paghi ha diritto al servizio migliore

Non è un crimine che chi paga di più abbia diritto a un servizio migliore. Finché la questione resta chiusa nei limiti della tecnologia (ho una connessione più veloce e quindi navigo più veloce) non sembrano esserci problemi. Se però la connessione è migliore non per limite fisico, ma per scelta commerciale della compagnia di telecomunicazioni, si comincia a storcere il naso.

E i contenuti? Molti paesi restringono la fruibilità di alcuni contenuti, perché considerati illegali. In Cina non si trovano facilmente le notizie dedicate al Dalai Lama o al massacro di Piazza Tien An Men, in Italia vengono periodicamente oscurati siti che forniscono informazioni sulla disponibilità di scaricare film piratati o le dirette streaming delle partite di calcio.

Le leggi repressive nei confronti dei blogger e le restrizioni del web sono decise in ogni angolo del pianeta. Alcuni siti di informazione italiani (tra cui i maggiori quotidiani) sono consultabili on line se ci colleghiamo da casa o dall´ufficio, mentre gli stessi contenuti sono a pagamento se ci colleghiamo dal cellulare.

È in corso la conferenza Wcit delle Nazioni unite, convocato dall´Unione internazionale delle telecomunicazioni. Verrà modificata la Regolazione internazionale delle telecomunicazioni (ITRs) che è in vigore dal 1999: ci sono mille e 300 proposte sul tavolo. Forse esagerando un po´, il gigante del web Google ha lanciato una campagna per evitare che in questa sede possano essere decise nuove censorie.

 

Cloud e futuro: anche la nuvola è fisica

Bresciaoggi.it, lunedì 19 Novembre 2012
INTERNET, pagina 64

Cloud e futuro: anche la nuvola è fisica

Raimondo Bruschi
servizi-internet.eu

Cloud e futuro: anche la nuvola è fisica
Cloud e futuro: anche la nuvola è fisica

Una recente inchiesta del New York Times, accompagnata dal video «Into the cloud», ha fatto il punto su quanto costa in termini energetici ed economici il gigantesco insieme di Data center che sono sparsi nel mondo.

Per molte persone è stata un´ottima occasione per capire che la rete Internet è fisica, reale, così come sono fisici i computer che fungono da server e che permettono ai siti web di essere navigati e alle applicazioni per Iphone di essere funzionanti.
Anche la «nuvola» ha fisicità. Anche i server virtuali sono dei processi su una macchina fisica, hardware, uno di quegli oggetti che come si diceva nella vecchia barzelletta «per distinguere l´hardware dal software ricordati che contro il software che non funziona puoi solo inveire, mentre l´hardware lo puoi anche prendere a calci»

Internet è così fisica che l´uragano Sandy quando ha colpito la costa orientale degli Stati uniti ha «spento» alcuni dei blog più famosi del mondo, ospitati proprio in Data Center di quelle zone. Anche nel mondo contemporaneo, insomma, la forza della natura può avere la meglio su tutto.
Sono cose che gli imprenditori della prima generazione di Internet sanno bene, soprattutto chi ha come core business un data center dove custodire con cura i servizi di migliaia di clienti.

I giovani invece spesso dimenticano la concretezza della «nuvola», del «cloud», di quegli elaboratori che vanno tenuti in ordine e in efficienza per poter essere sempre pronti a rispondere.

Si diffondono sempre di più le connessioni senza fili, ai meno esperti sembra che internet sia nell´aria e che tutto funzioni tramite onde. Non è così e ogni email che inviamo per arrivare al nostro vicino di casa potrebbe fare prima il giro dell´Europa o del mondo. Sì, anche se arriva istantaneamente …

Mio intervento a Pisa IF2012 Adotta una StartUp

Dai, non vengo cosi male in video, pensavo peggio !
Il mio intervento a Pisa IF2012, dal punto 1h28m a 1h42m ed a seguire il confronto

Utile guardarlo se qualcuno vuol capire qualcosa di StartUp e cosa sia il modello http://www.servizi-internet.eu/ ,oltre al puro Hosting e Housing che ci ha permesso di costruire un ambiente che fa crescita e occupazione reale !

Task force bresciana per pensare il futuro

Panel Esperti Smart City Brescia
task force brescia smart city

Bresciaoggi.it, lunedì 05 Novembre 2012
INTERNET, pagina 7

Task force bresciana per pensare il futuro

Raimondo Bruschi
servizi-internet.eu

Non solo le amministrazioni pubbliche nazionali hanno mostrato negli ultimi mesi interesse verso le nuove imprese innovative, le cosiddette Startup. Molti si ricorderanno che la scorsa estate il Governo ha chiamato a raccolta un gruppo di esperti (la cosiddetta Task Force) per suggerire provvedimenti da adottare per stimolare la nascita e la crescita delle Startup in Italia.

Nelle scorse settimane la stessa cosa è successa anche a Brescia, dove un panel di esperti locali provenienti da diversi settori (informatica, ingegneria, economia in generale, giornalismo) hanno iniziato a riunirsi per discutere di Startup.

Gli esperti hanno dato la disponibilità a titolo gratuito.
Lo scopo del gruppo bresciano è quello di valutare diversi progetti, per ora ne sono stati presentati una ventina, e sceglierne alcuni da aiutare a essere formalizzati per partecipare a un bando del Ministero dell´università e della ricerca (Miur).

Il bando del Miur è destinato a finanziare progetti che offrano soluzioni a problemi delle città odierne. I progetti presentati per ora spaziano dall´interazione tra cittadini e pubblica amministrazione, passando da trasporti e mobilità, turismo, domotica, gestione dei rifiuti, scuola, architettura sostenibile e molto altro. Sono i temi delle Smart cities, ovvero le città intelligenti su cui è necessario confrontarsi per rendere più vivibili i grandi spazi urbani.

Il punto di partenza è molto interessante: un gruppo di esperti a titolo gratuito, giovani e meno giovani che presentano delle idee, l´amministrazione locale che li aiuta a farli diventare un vero e proprio progetto, le istituzioni pubbliche di più ampio respiro dedite alla ricerca e all´innovazione che li finanziano e li sostengono nella seconda fase.

Un´unione tra pubblico e privato con l´obbiettivo di migliorare la vita di tutti.

 

Il sottile confine, tra pensare e realizzare un’azienda

Bresciaoggi.it, lunedì 22 ottobre 2012
INTERNET, pagina 60

Sistemi chiusi: problemi o risorse per le aziende?
copia pubblicata in sezione/articoli continuativi

Raimondo Bruschi
servizi-internet.eu

L’Italia si sta riempiendo di giovani e meno giovani alle prese con la loro idea di impresa innovativa.

A Brescia una serie di soggetti diversi si stanno muovendo per dare spazio, respiro, visibilità e formazione a chi sta provando l’affascinante percorso di fondare la sua azienda. Le università sono piene di giovani che si presentano a eventi come Startup Weekend, con entusiasmo e voglia di fare. Negli eventi dedicati alle startup c’è sempre la distinzione basilare tra coloro che arrivano per presentare solo un’idea, e coloro invece che hanno già compiuto i primi passi, come la realizzazione di un prototipo nel caso di prodotti fisici o di una versione beta test nel caso di software/applicazioni per cellulari.

Il sottile confine, tra pensare e realizzare un´azienda
Exit o Impresa ?

Startup weekend è un evento di quelli dedicati esplicitamente a chi ha solo un’idea, solitamente innovativa; molto spesso nel settore internet o mobile anche se non è necessario. Chi presenta la sua idea è una persona che non deve per forza avere le competenze per realizzarla. Anzi, gli eventi per le Startup servono proprio per trovare «i pezzi mancanti» che abbiano le capacità che mancano al fondatore-ideatore.

A chi ha solo un’idea in testa, possiamo dare un consiglio di poche parole: «Brevettala!».

Per ottenerlo non occorre disporre di un prototipo, ma solo sapere come l’oggetto o il sistema deve essere realizzato ed essere in grado di descriverlo. Le caratteristiche devono essere novità e originalità, oltre alla possibilità di diventare un prodotto industriale (quindi non artigianale) e legale. La procedura burocratica potrebbe sembrare complessa, eppure è un’ottima strada per non solo per difendersi ma anche per guadagnare dalle proprie idee. Un brevetto può aiutare a sentirsi liberi di diffondere le proprie idee senza il timore di vederle scopiazzate senza avere alcun profitto.

La premessa di Startup weekend è quella di passare al gradino successivo: gli innovatori sono coloro che oltre ad avere buone idee, riescono anche a realizzarle. Chi non sa come realizzare la propria idea, ha bisogno di qualcuno che faccia parte della sua squadra, un socio nella sua nuova impresa. Spesso sono le persone di cui si circonda l’innovatore a rendere possibile la riuscita della propria Startup. Non basta una visione, serve il lavoro.
Andare a presentare le proprie a eventi per startupper serve proprio a trovare quegli elementi che ancora mancano. Si parte dall’idea, si costruisce la squadra, si comunica. In queste occasioni si dice chiaramente: «Voglio raggiungere questo obbiettivo, e per farlo ho bisogno di…». Al posto dei punti possono esserci competenze, oppure i soldi necessari per l’avvio. Oppure una struttura, un advisor, qualcuno di esperto che possa aiutare la Startup a diventare davvero un’azienda.

Non necessariamente ci si deve proporre a potenziali investitori che prendano una quota importante della società in cambio dei soldi necessari per l’avvio e pagare le prime spese. Una soluzione potrebbe essere quella di rivolgersi a un’azienda già esistente e iniziare una collaborazione. Il tasso mortalità delle nuove imprese, purtroppo, è altissimo. Gli errori sono comuni: inesperienza, lancio di un prodotto senza aver analizzato il mercato e i potenziali clienti, i primi soldi che se ne vanno per costituire la società e le questioni burocratiche amministrative, le banche che non concedono credito o lo fanno a tassi impossibili per una nuova impresa.

Le Startup nascono ma facilmente anche muoiono e quelle che arrivano agli onori della cronaca in positivo sono una minoranza. Appoggiarsi a un’impresa esistente, farsi “adottare” come abbiamo raccontato nel libro “adotta una Startup” disponibile gratis su internet, è una soluzione che cerca di aggirare gli ostacoli iniziali con l’aiuto di chi ce l’ha già fatta e ha molto da insegnare.

Sistemi chiusi: problemi o risorse per le aziende?

BresciaOggi.it, lunedì 08 ottobre 2012
INTERNET, pagina 60

Sistemi chiusi: problemi o risorse per le aziende?

Raimondo Bruschi
servizi-internet.eu

Un´azienda dovrebbe sempre puntare ad avere il controllo della tecnologia che utilizza. Questo non è sempre possibile. Sicuramente è sconsigliabile, dal punto di vista economico, scegliere un fornitore la cui politica commerciale cozzi con quella di un investimento di medio termine.

Necessario riflettere su scelte Apple considerando vantaggi di soluzioni Android
Scelte alternative tra Apple e Android

A pochi giorni dal lancio dell´ultimo telefono Apple, l´Iphone 5, è necessario riflettere su come Apple abbia fatto la sua fortuna basandosi su un sistema chiuso, una catena completa dalla produzione alla distribuzione: solo determinati prodotti (i suoi) possono comunicare con determinati software e informazioni digitali (il suo negozio on line, le sue applicazioni) e venduti solo nei suoi negozi autorizzati.

Un sistema chiuso è un problema per un´azienda. Se si volesse integrare nei telefoni aziendali un´applicazione a uso esclusivamente interno, si dovrebbe comunque attendere l´approvazione dall´Apple store prima di poterla usare. Se Apple decide di aggiornare tutti i sistemi operativi automaticamente, alcune applicazioni chiave dell´azienda potrebbero non funzionare più.

Diversa la tutela di chi sceglie sistemi aperti. Una maggiore interoperabilità è garantita a chi usa ad esempio Android, ormai presente su milioni di telefoni inclusi quelli della concorrente del momento nel campo della telefonia, Samsung. Un programma può essere scritto e subito caricato sul telefono. Non c´è obbligo di aggiornamento.

Se Samsung fallisse, si può cambiare produttore e tenere lo stesso sistema operativo. Pensiamo alle elezioni statunitensi: quattro anni fa, solo quattro, tutti erano affascinati dal team di Obama che grazie al BlackBerry di Rim era in costante contatto con milioni di elettori. Sono però molte le aziende pentite di aver scelto Rim, che non è riuscita a stare al passo con i tempi.

 

Startup, ecco la ricetta per creare nuove aziende

BresciaOggi.it, lunedì 24 settembre 2012
INTERNET, pagina 60

Startup, ecco la ricetta per creare nuove aziende

Raimondo Bruschi
servizi-internet.eu

Un gruppo di esperti è stato incaricato dal Governo di formare una Task force e ha lavorato tra la primavera e l´estate scorsa per cercare di capire come agevolare in Italia lo sviluppo e l´occupazione con nuove strade.

nuovo modello per le PMI
Un modello per la crescita nelle PMI

Una buona parte del lavoro, prezioso considerando che un anno fa il termine «StartUp» non era probabilmente mai stato pronunciato in Parlamento, è stato proprio definirle come: aziende detenute almeno al 51% da persone fisiche, con meno di 4 anni di vita, fatturato sotto ai 5 milioni di euro, non distribuiscono utili, si occupano dello sviluppo di prodotti o servizi innovativi, e si avvalgono di una contabilità trasparente.

Arriveranno anche innovazioni legislative che servono a far partire queste nuove aziende. In primis, una sburocratizzazione che permetterà la nascita di iSrl, ovvero società a responsabilità limitata innovative, che non avranno oneri per essere avvitate e gestite, nemmeno per essere iscritte al registro delle imprese.

Al di là dell´entusiasmo iniziale dovuto all´indubbio interesse mostrato attorno al tema da parte del Governo, anche se trascurato da buona parte della grande stampa nazionale, restano comunque un po´ di dubbi su come queste innovazioni verranno accolte nel mercato reale e concreto italiano. In primis, con che facilità avranno accesso al credito le Startup? Se il capitale sociale minimo sarà basso, come potranno il giorno due pagare commercialisti e affitto dei locali?

Sulle pagine di BresciaOggi si era già parlato di un´altra idea, un altro modello per lo sviluppo delle startup. Una soluzione poco costosa, descritta in un libro, breve e veloce, che si rivolge a imprenditori di generazioni differenti.

Ora si trova su http://adottaunastartup.com gratis, in cambio di un semplice «mi piace».