Basta fare innovazione a colpi di twitter e slogan

L’innovazione non può essere un processo o un computer: è fatto di rischi e non solo di twitter e slogan

Di diritti da difendere e di azioni collettive, di processi distruttivi da gestire e di consenso da cercare. Di idee chiare e porte da sfondare. Di rischi per inseguire la sostanza in dispetto del rispetto delle regole (che innovazione sarebbe se fosse già scritta e stabilità per legge)

Con tanto sudore, pazienza e costanza, per ogni singola impressione che spesso passa inosservata ma fa la differenza  .

Bisognerà che gli innovatori diventino più politici, più rilevanti.

Non scendendo in piazza per manifestare, ma in strada per divulgare che il vivere di oggi è la premessa del domani.

Perché se innovare è frutto di cultura sono le scelte un nutrirla e farla crescere.

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Alle prese con l’innovazione

Non ci sono più ostacoli tecnologici per migliorare la vita, ma bisogna risolvere una forte rivoluzione sociale per applicarli

L’innovazione per definizione è il “nuovo”, o “futuro”. È una costante di tutti i tempi.  Ha spinto all’evoluzione gli uomini e il mondo delle imprese dalla notte dei tempi. Ha creato opportunità o vantaggi competitivi nelle soluzioni di prodotto o servizio, ma con quali impatti crescenti ?

Molte professionalità, specialmente artigianali italiane, sono state il frutto dell’intento di migliorare lavorazioni o servizi, di prodotto o  erogazione. Hanno determinato un bagaglio d’esperienze e costituito il “valore” dell’azienda o del professionista, titolandone il successo.

Alla base di questi successi c’è sempre stata l’applicazione tecnologica. Nell’uso di materiali, nel trattarli ed elaborarli, per ottenere nuove soluzioni o utilizzi che evolvevano gli esistenti in nuova forma. Fin dalla conoscenza e padronanza del fuoco, il rapporto con l’innovazione è stata una prerogativa dell’uomo.

Con l’evolvere e sovrapporsi delle conoscenze e competenze, il complesso d’attrezzi e tecniche tramandati e coinvolti si è allontanato dall’individualità, diventando un bagaglio di cambiamenti radicali, tesi a produrre meglio, maggiori quantità, a costi inferiori, con accessibilità di mercato, con una velocità che ne faceva crescere il benessere diffuso.

L’aumento dell’occupazione con il coinvolgimento di spettri più ampi di popolazione, durante la rivoluzione industriale, faceva pensare a una illimitata corsa verso nuovi risultati di prodotto, servizi e benefici, di cui tutti avrebbero goduto per ottenere una migliore qualità di vita.

Escludendo le lotte di classe o le guerre di religione, che tendevano a far superare barriere sociali e diffusione della partecipazione, sia che fossero di materiali o meno, per un certo periodo il mondo si è sostenuto sulla disponibilità illimitata ed incontrollata di risorse naturali e tecnologiche, che l’uomo grazie all’innovazione ha trattato, per generare (in fattore di maggiore moltiplicazione) procedendo parallelamente in favore di una diffusione del benessere e della crescita sociale.

Recentemente la tecnologia ha introdotto alcuni processi di lavorazione e produzione/ erogazione, che seguendo regole finanziarie sempre più elaborate e proprie arrivano a creare ricchezze e patrimoni distanti dal mondo reale. Di certo la componente dell’automazione prima meccanica e poi elettronica nei processi produttivi, ha incrementato la velocità del procedere dell’innovazione. I limiti raggiunti traguardano e prospettano un panorama depauperato di sostenibilità ambientale ed economica, quasi ad aver superato i benefici collettivi e sociali che ispirano l’innovazione e accettano il soccombere di alcuni profili professionali o successi aziendali a perdere.

I valori sociali condivisi, che vanno tutelati per l’interesse generale nel modo del lavoro e professioni, con la globalizzazione e la caduta delle barriere del trasporto di cose, persone e informazioni, si pongono a stridere e a elevarsi per essere le nuove barriere da superare per l’innovazione, dove fortemente la tecnologia ha superato lo spazio di tempo necessario per essere accettata e assorbita dal sistema nei processi di disintermediazione e ricollocazione occupazionale che crea.

Se maggiore è il numero di anni trascorsi tra l’avvento del treno e degli automezzi del mondo dei trasporti, sono bastati una manciata di anni in accelerazione progressiva per la trasformazione del supporto di riproduzione e diffusione dell’immagine e del suono, dal disco e pellicola ed i sistemi di distribuzione, passando per cassette e cd alla fruizione telematica televisiva o informatica in tempo reale. Dove anche l’intero mondo della comunicazione vive una disponibilità informativa che pone nuovi paradigmi e modelli sociali bruciati in un messaggio di twitter.

Su questi nuovi canali si formano e  diffondono idee e proposte, spesso affascinanti in termini delle prospettive e ricadute, ma che celano forse maggiori disagi sociali dei benefici che generano.

I livelli raggiunti di tecnologia e diffusione implementano soluzioni e aspettative a un livello di contaminazione d’applicazione che non lascia spazio a dubbi e riflessioni fagocitando insuccessi di scelte (compresa la scelta dell’immobilismo), pena il far scendere la serranda.

Abbiamo vissuto con freddezza personale ed entusiasmo tecnico, l’avvento del CD sulla cassetta audio e video per arrivare a ristretto spazio all’ on demand per il video casalingo.

La digitalizzazione della musica, che ha trasformato il vinile in file, ha costituito anche una presa di posizione vendicativa nei confronti dei costi imposti nel supporto di trasmissione fisico, a favore del download abusivo e selvaggio, quasi a  sfida dei regni dei produttori e diritti d’autore: lo è sentiment di molte delle scelte recenti, che sembrano essere beneficio collettivo, nascondendo nell’uso di tecnologia posti di lavoro persi che stentano a lasciare il tempo di crearne di nuovi.

E’ il caso recente di applicazioni per taxi con autista (come UBER) in mercati protetti e contingentati, o degli odontotecnici e dentisti collegati nel destino del procedere dell’innovazione nei processi di due mercati che sembravano senza possibilità di essere toccati, nella professionalità svolta da categorie predefinite e chiuse per titoli e licenze da maturare o d’investimento.

Innovazione Scanner Impronta Dentale (fonte http://www.lob.it )
Scanner Impronta Dentale – fonte http://www.lob.it 

Innovazione Stampa 3d impianto dentale (fonte http://www.lob.it )
Stampa 3d Impianto Dentale – fonte http://www.lob.it
La foto di destra è uno scanner, che letta l’impronta tradizionale la digitalizza. Potrebbe già esserlo se il dentista usasse una soluzione di rilevazione della dentatura esistente elettronica, ampiamente disponibile. L’odontotecnico elettronicamente disegna i nuovi denti, la cui base viene stampata in 3D al di fuori del laboratorio e potrebbero essere posta e adeguatamente colorata in bocca al paziente con un’esperienza da dècoupage hobbistico

L’odontotecnico potrebbe lavorare dal pc della cameretta di suo figlio, riuscendo a sostenere il minor margine e chiudendo il laboratorio. Eliminando i costi sostenuti per dipendenti e gli investimenti in attrezzature, le norme a cui attenersi in materia di salute e sicurezza, ecc…
Lo studio dentistico diventerà un semplice studio per la cura e preparazione, a meno che non venga inventata anche la pastiglia anticarie. Norme a parte, che consentano o contengano, la de.professionalizzazione odontotecnica è segnata. Ma:

Da questi professionisti si alimentavano lauti guadagni di fornitori, i quali pagavano il conto per le lavorazioni dentali loro e dei propri figli. In pratica se gli odontotecnici e i dentisti mangiavano con la bocca dei pazienti, ora si può temere che pazienti non avranno modo di riempire la propria bocca.

Un analogo caso potrebbe essere di impatto significativo nella gestione dei servizi pubblici, nella volontà di ricercare sostenibilità ambientale e sociale.

Avvicinandosi con il proprio cellulare ad un fermata del bus è facile ottenere l’orario di arrivo del mezzo. Ma simil dato è ottenibile senza dover essere così prossimi alla fermata cittadina, consentendo anche di richiedere il fermarsi del mezzo lungo il percorso (a favore di una maggiore fruibilità). Possibilità (tecnologia abilitante) utilizzabile anche da casa, identificando il solo punto di destinazione.
Si potrebbe così ottenere un’innovazione epocale nella gestione del trasporto pubblico, intercettando le richieste di tutti gli utenti e ottimizzando in tempo reale il percorso di mezzi automaticamente instradati e gestiti.
Indicato il dove voler andare al proprio cellulare, si potrebbe ottenere la risposta calcolata “il mezzo arriva tra 5 minuti”, previo servire altro utente sullo stesso percorso e includendo un tollerabile cambio di percorso per il successivo.

Il tutto è molto simile all’idea di chiamare un taxi in una modalità condivisa, stile car sharing del trasporto pubblico. Ma la domanda da porsi non è il vantaggio della sostenibilità ottenuta senza l’uso di linee di trasporto pubblico predefinito (soddisfacendo la relativa ottimizzazione dei rami secchi, tanto cara agli esami di Economia dei Trasporti) o l’evoluzione del taxi senza autista o a guida monitorata (diminuzione del trasporto unitario su gomma cittadino) o il valido supporto d’inter.trasporto urbano a supporto di linee su rotaia (Ferroviarie o di Metropolitana).

A parte il vantaggio di produrre nel breve nuovo lavoro per startup di programmazione e commesse per imprese nel settore dei mezzi pubblici. Possiamo considerare l’implementarlo a costo d’irrisorie applicazioni da cellulare e la tecnologia consolidata alla portata di mano e tasca di qualsiasi amministrazione.

Resta il grande problema sociale:
Nel che farne di tutti questi lavoratori (guidatori di bus urbani e taxisti) ?

Ma né le stampati e gli scanner 3D o i mezzi elettrici autoguidati contano nulla, oggi potrebbero essere i droni, le app, i google glass ecc.. Siamo di fronte ad innovazioni che sono applicazioni tecnologiche al pari del carbone o altro combustibile sostituito dal gas cittadino o teleriscaldamento per uso domestico. Con l’unica differenza che non sono servite centinaia d’anni, ma solo pochi decenni per passare dal disco in vinile al video on demand di Sky. Pochi anni perchè una stampante auto.costruita scaldando un filo plastico, diventi “ricevere un file per stampare il prodotto acquistato”.

Quanti anni impiegavano le innovazioni ? Un periodo che consentiva di far accettare i cambiamenti e introdurre nuove professionalità, con percorsi di riqualificazione e riposizionamento, permettendo di far crescere le generazioni che seguivano.

Per cui le domande da porsi sono: La tecnologia ha superato la soglia delle sostenibilità sociale ? Saremo in grado di garantire, riconvertire e riassorbire, in accettabili nuove forme e mercati, la terza rivoluzione industriale ?

Dovremo imparare ad innovare i nostri approcci e non solo a subire l’applicazione della tecnologia nell’innovazione.

ne parleremo Venerdi 20 alle ore 9,30 in Camera di Commercio di Nuoro in via Michele Papandrea 8 

il link dell’evento: https://www.facebook.com/events/557248474394301

altri articoli di riferimento : 

Intervista a Nicola Pirina http://trasferimentotec.wordpress.com/2014/06/18/24-sinapsi-dinnovazione-gli-innovation-manager-intervista-a-nicola-pirina-_-innovation-strategist/
Articolo IMSardegna http://www.imsardegna.it/modules.php?name=News&file=article&sid=176
Basilicata Innovazione http://www.basilicatainnovazione.it/news/basilicata-innovazione-al-convegno-a-nuoro-sulle-imprese-hi-tech/
Local Genuis http://www.localgenius.eu/digital-and-startup-nuove-imprese-ad-alta-tecnologia-e-ad-alta-conoscenza-un-convegno-alla-camera-7147.htm
La Barbiagia NET http://www.labarbagia.net/notizie/comunicati-stampa/7650/convegno-le-nuove-imprese-ad-alta-tecnologia-e-ad-alta-conoscenza-digital-and-startup
Cronache nuoresi http://cronachenuoresi.it/2014/06/16/camera-di-commercio-seminario-sullavvio-di-imprese-nel-campo-digitale/ 
Sardegna Reporter http://www.sardegnareporter.it/?p=5117
Eventi Formez http://eventipa.formez.it/node/20867
network
network imsardegna  – http://imsardegna.it

NON SERVONO SRLS SE C’È UN IMPRENDITORE ILLUMINATO E UN RAPPORTO DI FIDUCIA

Pubblicato su http://corriereinnovazione.corrieredelveneto.corriere.it del 7/Feb/2013

NON SERVONO SRLS SE C’È UN IMPRENDITORE ILLUMINATO E UN RAPPORTO DI FIDUCIA

Lettera aperta agli startupper: «Il capitale sociale è importante. Perché non provare a nascere come brand di un’altra azienda?»

Si è tanto parlato delle Srls, la nuova forma di società di capitali che dovrebbe rendere più economico e snello creare aziende con un capitale sociale di un euro. Scomparirà la prassi di aprire con mille euro una società negli Stati uniti, utilizzata da molti startupper soprattutto nel campo digitale / web / software? Difficile prevederlo.

Quello che ci sentiamo di dire è che queste nuove società nasceranno un po’ zoppe. Molti giovani pensano che il capitale sociale versato sia da vedere come una sorta di immobilizzazione da segnare su un bilancio, e per questo si sono rivolti negli ultimi anni oltreoceano per i loro sogni di impresa (spesso senza nemmeno prendere un biglietto aereo). In realtà il capitale sociale, come sanno bene gli imprenditori del mondo «reale», è anche una questione di immagine, un segno di solidità, un qualcosa su cui fare affidamento.

Anche molto concreta: quale fido accorderanno le banche a una società in cui i fondatori non hanno investito nemmeno un euro? Chi avrà interesse a fare un contratto con una società i cui soci risponderanno alle obbligazioni fino a 1 euro? E via dicendo. Se il sistema Italia vuole crescere, gli imprenditori e gli startupper devono trovare il modo di andare oltre, e a volte anche contro, le leggi e leggine che imbrigliano in norme e commi la fantasia e la voglia di fare impresa. Serve fiducia, in quest’alleanza ipotetica tra imprenditori tradizionali e imprenditori in potenza, che permetta di superare gli ostacoli. Un’azienda può scegliere di nascere anche non come azienda, ma come semplice «brand», come prodotto o nuovo mercato, all’interno di un’azienda esistente. Come abbiamo raccontato in adottaunastartup.com, agli imprenditori diciamo di dare una scrivania e di segnare tutti i conti su un foglio di calcolo. Dividere le prime spese, dividere i primi profitti. Magari le spese le si possono dividere anche dopo i primi profitti, lasciando che sia l’azienda già esistente a farsene carico.

Non serve lanciare una nuova azienda per stampare in maniera innovativa delle scarpe personalizzate, si può andare in un’azienda di scarpe e lanciare il prodotto dall’interno di una struttura già esistente. Non solo è più economico, ma anche più rapido ed efficace. Perché lo startupper mette la passione al servizio dell’impresa. Perché l’imprenditore mette la conoscenza delle dinamiche del mercato al servizio dell’impresa. Perché la fiducia tra queste due figure permette di scavalcare i mille modi e i centomila costi accessori con cui viene spesso soffocato lo spirito dell’innovazione italiana.

Raimondo Bruschi e Francesco Zambelli
autori di http://www.adottaunastartup.com

http://corriereinnovazione.corrieredelveneto.corriere.it/2013/7-febbraio-2013/isrl-2113885631029.shtml

Nomina nel Panel di Esperti per Brescia Smart City

Brescia, 11 ottobre 2012

Ai componenti del

Panel di Esperti Brescia Smart City


Raimondo Bruschi

Egregi Signori,

è con viva soddisfazione che registro il Vostro interesse alle iniziative che il Comune di Brescia, all’interno dei progetti in attivazione per la realizzazione di Brescia Smart City, sta avviando sul territorio.

Nel solco di questo progetto si rende necessario convocare per venerdì 26 ottobre p.v. alle ore 17.30 presso la Sala Giunta di Palazzo Loggia, una prima riunione plenaria del Panel di Esperti che analizzerà le Idee Progettuali di Innovazione Sociale per una pre-analisi critica in vista della presentazione degli stessi al Ministero nell’ambito delle iniziative di sostegno alla nuova impresa giovane attivate dal MIUR con il bando dello scorso 5 luglio.

Il ruolo onorifico che siete chiamati a ricoprire assomma in sé valori che la nostra Smart City vuole promuovere con decisione, quali il sostegno concreto della creatività imprenditoriale, il patto generazionale d’impresa, la trasmissione dei saperi e la valorizzazione di un sistema virtuoso che sul nostro territorio possa trovare massima e completa spinta propulsiva per una crescita ispirata a principi di sostenibilità, benessere, partecipazione.

Nel ringraziare tutti quanti per la gradita adesione, l’occasione mi è propizia per salutarvi con vivissima stima.

Adriano Paroli