FACCIANO LE STARTUP LA RICERCA E SVILUPPO NELLE PMI

Pubblicato su http://corriereinnovazione.corrieredelveneto.corriere.it del 21-febbraio-2013

La Ricerca e Sviluppo nelle PMI ?
LA FACCIANO LE STARTUP !

Adottare giovani startuppari in azienda:
un modo semplice e poco costoso per portare l’innovazione nel cuore della produzione

«In un’azienda di 100 persone, non tutti coloro che ci lavorano si conoscono tra loro. In alcuni casi diventa più importante far vedere che si sta lavorando, più che lavorare davvero. Le startup sono importanti perché sono piccole. Dato che la dimensione e la complessità di un affare è pari all’incirca al quadrato delle persone coinvolte, le startup sono in una posizione unica per abbassare i costi di coordinamento e interni per riuscire a realizzare gli obbiettivi». Queste parole sono prese da Peter Thiel, co-fondatore di PayPal e investitore della Silicon Valley. Dovrebbero essere di monito per tutte le aziende del mondo. Soprattutto quando «realizzare gli obbiettivi» vuol dire lanciare un nuovo prodotto o penetrare in un nuovo mercato. Gli imprenditori che hanno realizzato la loro idea, soprattutto nelle piccole e medie imprese, sono spesso di fronte alla mancanza di entusiasmo ed energie necessarie per lanciarsi in una nuova avventura.

Come far crescere quindi l’azienda? Non tutti hanno la possibilità di aprire una sezione di ricerca e sviluppo interna. La maggior parte delle PMI italiane dispone però di strutture, spesso sottoutilizzate, che potrebbero ospitare nuove avventure imprenditoriali se prese in carico dalle mani giuste. Quali mani? Quelle di chi ha l’entusiasmo necessario, le idee e le competenze per lanciare una startup innovativa. Ci sono in questo momento molte opportunità per le imprese tradizionali, anche in settori apparentemente ipersfruttati e considerati decotti. E’ un buon momento per coniugare l’innovazione e il rinnovamento cercando nuove strade alternative nella gestione di ricerca e sviluppo, nei costi e investimenti, con lo scopo di aprire nuove brecce nei mercati di riferimento o in mercati che non erano stati presi in considerazione. Nuove occasioni per fare nuovi profitti, anche se condivisi con altri imprenditori (i cosiddetti startuppari).

Gli imprenditori abituati a essere curiosi e a dare un’occhiata in ogni opportunità di guadagno potrebbero pensare di dare a dei giovani con delle buone idee una scrivania, un telefono, un ufficio, un brand come parte del proprio core business. Farli fatturare ai clienti usando l’azienda già esistente, che ci piace chiamare «chioccia», segnando spese e ricavi. Parlando con gli startuppari, gli imprenditori possono offrire i contatti dei clienti già acquisiti e potenzialmente interessati, oltre che guidare nei contratti e nelle prime vendite. La ricerca e sviluppo fatta in questo modo (scegliendo tra le numerose startup e offrendo un’opportunità) permette di dare agli startuppari uno stipendio non appena c’è un guadagno, coprire le spese non appena c’è la possibilità, dividere i profitti quando ci saranno.

Possiamo immaginare le startup come divisione di un’azienda già esistente, destinata al lancio di un nuovo prodotto e mercato. Di fronte all’imprenditore, un altro imprenditore (solitamente più giovane) disposto a rischiare quasi tutto pur di realizzare il suo sogno. Questo è quello che proponiamo con il modello «Adotta una start-up». Azzerare i costi fissi di ricerca e sviluppo e quindi aprire al massimo le possibilità di creare nuovi prodotti e trovare nuovi sbocchi commerciali. Nelle PMI, soprattutto in quei settori di mercato che sono cambiati notevolmente per via di globalizzazione e tecnologia, potrebbe essere molto difficile trovare una strada per lanciare qualcosa di nuovo che permetta di restare competitivi. Abbandonare certezze produttive per investire nell’innovazione è spesso paragonabile a fondare una nuova azienda. Con una grossa differenza: il fallimento di una nuova azienda potrebbe avere dei costi molto minori. Un team che si lancia in una nuova impresa è spesso entusiasta della propria idea e decide di lavorarci giorno e notte, se necessario, soprattutto nella fase di avvio. Un entusiasmo che non in tutte le imprese tradizionali è facile trovare.

Raimondo Bruschi e Francesco Zambelli
autori di http://www.adottaunastartup.com

http://corriereinnovazione.corrieredelveneto.corriere.it/2013/21-febbraio-2013/startup-2114130051085.shtml

IMPRENDITORI, SMETTIAMOLA DI LAMENTARCI E CERCHIAMO IL FUTURO DELL’ITALIA

Pubblicato su http://corriereinnovazione.corrieredelveneto.corriere.it del 13/Feb/2013

IMPRENDITORI, SMETTIAMOLA DI LAMENTARCI E CERCHIAMO IL FUTURO

Spritz, competition, weekend: mille occasioni per incontrare gli startuppers e imparare da loro. Gli affari si fanno in due

Il modello Silicon Valley è stato costruito nel tempo da numerosi elementi. Lo sviluppo degli ultimi trent’anni, soprattutto nel settore informatico, ha permesso in quella zona degli Stati uniti la creazione di quello che più volte è stato definito un «ecosistema» fatto di giovani alla ricerca di fortuna e di potenziali investitori all’angolo della strada. In due parole: l’innovazione passa dalla Silicon valley perché ci sono soldi in cerca di talenti e talenti in cerca di soldi.

La facilità con cui un ragazzo con una idea di impresa può entrare in contatto con un investitore può fare la differenza in molti progetti. Per questo gli startupper non fanno altro che cercare di raccontare la loro idea in tutti i palcoscenici disponibili. Pochi giorni fa a Talent Garden di Milano si è tenuta un’altra edizione dello Startup weekend, dove decine di persone si sono incontrate con l’obbiettivo di trovare le persone giuste e costruire un team per creare una nuova Startup.

Appuntamenti come questo sono una grande opportunità per gli imprenditori. Per ora sono frequentati principalmente da investitori speculativi ed esperti di settore tecnologici. Non mancano però gli imprenditori «tradizionali»: hanno imparato a seguirli e ci trovano analisi di fattibilità per raccogliere opportunità di business e nuovi mercati. L’incontro tra gli imprenditori e gli startupper può creare un cocktail dirompente, una commistione di esperienza e di entusiasmo di cui hanno bisogno soprattutto i settori stagnanti.

Gli imprenditori che hanno saputo stare sul mercato per molti anni e oggi vorrebbero continuare a crescere con la loro piccola, media, grande azienda sono quelli che a poco a poco si levano la cravatta, e scendono a farsi un aperitivo con il futuro dell’Italia: incontrano giovani e meno giovani che si mettono in gioco sfidando la timidezza per provare a presentare le loro idee.

Aperitivi, startup week end, premi dell’innovazione: in ogni angolo d’Italia ci sono iniziative dove è possibile ascoltare gli startupper. Incontri informali, scambi di opinioni, idee. Magari i giovani non realizzeranno il loro sogno, ma possono essere lo spunto per scoprire nuovi mercati e prodotti per meglio riposizionare l’azienda. Spesso quello che serve per realizzare la loro startup è proprio l’incontro con un’impresa tradizionale, un imprenditore navigato, qualcuno che conosca i meccanismi e abbia i contatti giusti. E’ necessario riservare e cercare incontri con il nuovo modello delle startup che deve essere valorizzato, grazie all’esperienza rodata di un imprenditore. Gli affari si fanno sempre in due: l’idea, l’entusiasmo, la focalizzazione di un giovane startupper con una idea innovativa e l’esperienza, la struttura, l’organizzazione di una azienda con un imprenditore che vogliano costruire il futuro insieme.

Raimondo Bruschi e Francesco Zambelli
autori di http://www.adottaunastartup.com

http://corriereinnovazione.corrieredelveneto.corriere.it/2013/13-febbraio-2013/imprenditori-2113990257471.shtml

NON SERVONO SRLS SE C’È UN IMPRENDITORE ILLUMINATO E UN RAPPORTO DI FIDUCIA

Pubblicato su http://corriereinnovazione.corrieredelveneto.corriere.it del 7/Feb/2013

NON SERVONO SRLS SE C’È UN IMPRENDITORE ILLUMINATO E UN RAPPORTO DI FIDUCIA

Lettera aperta agli startupper: «Il capitale sociale è importante. Perché non provare a nascere come brand di un’altra azienda?»

Si è tanto parlato delle Srls, la nuova forma di società di capitali che dovrebbe rendere più economico e snello creare aziende con un capitale sociale di un euro. Scomparirà la prassi di aprire con mille euro una società negli Stati uniti, utilizzata da molti startupper soprattutto nel campo digitale / web / software? Difficile prevederlo.

Quello che ci sentiamo di dire è che queste nuove società nasceranno un po’ zoppe. Molti giovani pensano che il capitale sociale versato sia da vedere come una sorta di immobilizzazione da segnare su un bilancio, e per questo si sono rivolti negli ultimi anni oltreoceano per i loro sogni di impresa (spesso senza nemmeno prendere un biglietto aereo). In realtà il capitale sociale, come sanno bene gli imprenditori del mondo «reale», è anche una questione di immagine, un segno di solidità, un qualcosa su cui fare affidamento.

Anche molto concreta: quale fido accorderanno le banche a una società in cui i fondatori non hanno investito nemmeno un euro? Chi avrà interesse a fare un contratto con una società i cui soci risponderanno alle obbligazioni fino a 1 euro? E via dicendo. Se il sistema Italia vuole crescere, gli imprenditori e gli startupper devono trovare il modo di andare oltre, e a volte anche contro, le leggi e leggine che imbrigliano in norme e commi la fantasia e la voglia di fare impresa. Serve fiducia, in quest’alleanza ipotetica tra imprenditori tradizionali e imprenditori in potenza, che permetta di superare gli ostacoli. Un’azienda può scegliere di nascere anche non come azienda, ma come semplice «brand», come prodotto o nuovo mercato, all’interno di un’azienda esistente. Come abbiamo raccontato in adottaunastartup.com, agli imprenditori diciamo di dare una scrivania e di segnare tutti i conti su un foglio di calcolo. Dividere le prime spese, dividere i primi profitti. Magari le spese le si possono dividere anche dopo i primi profitti, lasciando che sia l’azienda già esistente a farsene carico.

Non serve lanciare una nuova azienda per stampare in maniera innovativa delle scarpe personalizzate, si può andare in un’azienda di scarpe e lanciare il prodotto dall’interno di una struttura già esistente. Non solo è più economico, ma anche più rapido ed efficace. Perché lo startupper mette la passione al servizio dell’impresa. Perché l’imprenditore mette la conoscenza delle dinamiche del mercato al servizio dell’impresa. Perché la fiducia tra queste due figure permette di scavalcare i mille modi e i centomila costi accessori con cui viene spesso soffocato lo spirito dell’innovazione italiana.

Raimondo Bruschi e Francesco Zambelli
autori di http://www.adottaunastartup.com

http://corriereinnovazione.corrieredelveneto.corriere.it/2013/7-febbraio-2013/isrl-2113885631029.shtml

COSTRUIRE L’ALLEANZA TRA IMPRENDITORI E STARTUPPER

Pubblicato su http://corriereinnovazione.corrieredelveneto.corriere.it del 31/Gen/2013

COSTRUIRE L’ALLEANZA TRA IMPRENDITORI E STARTUPPER

Avere una buona idea non basta, agli innovatori servono le competenze per metterle sul mercato

L’Italia si riempie di giovani con bellissime idee e di possibili canali (concorsi, finanziatori, bandi pubblici) che potrebbero sostenerne economicamente la realizzazione, la parola Startup fa da contorno a eventi che cercano di fare incontrare gli innovatori con chi ha soldi da investire, anche la politica si accorge della voglia di tornare a crescere che ha invaso l’Italia digitale e prova a dare qualche strumento minimo per non tarpare le ali ed evitare un probabile esodo verso lidi esteri. Questa è una fotografia possibile del 2012 visto da chi guarda il mondo dell’innovazione tecnologica italiana con lo sguardo di chi lo conosce bene e ne studia i movimenti. Per restare nel settore Internet, abbiamo visto molti giovani con idee di nuovi social network, applicazioni per cellulari, nuovi modi di usare i dati forniti dai colossi dell’informatica. Molti che ci provano perché l’alternativa, anni e anni di lavori precari in un Paese che stagna, è troppo poco attraente per coinvolgere davvero le menti brillanti. Questo non significa che ci riusciranno tutti, ovviamente.

Avere una buona idea è solo il primo passo: banalmente, in tanti avranno pensato che fosse fantastico realizzare un’automobile che si guidasse da sola, ma solo Google finora è riuscita a realizzarla davvero. Non è nemmeno sufficiente, purtroppo, realizzare la propria idea. La storia è piena di geni innovatori italiani che riuscirono a creare qualcosa di davvero innovativo, ma che non riuscirono a sfruttarlo commercialmente. Certo, si può creare qualcosa anche solo per la gloria, ma non è di questo che ci vogliamo occupare in queste pagine. Una Startup è semplicemente una nuova impresa. Guidata da un imprenditore.

Non basta fare qualcosa di bellissimo e utilissimo, bisogna anche metterlo sul mercato, trovare i primi clienti, migliorare il prodotto, venderlo. Questo spesso manca agli innovatori italiani, alla prima esperienza di creazione di impresa, e questo è quello che invece possono insegnare gli imprenditori «del fare», quelli che negli scorsi decenni hanno costruito l’ossatura economica dell’Italia in anni a volte facili, a volte difficili, altre volte difficilissimi come quelli che stiamo vivendo ora.

Agli innovatoriitaliani serve qualcuno che possa aiutarli a mettere sul mercato le loro realizzazioni, con l’esperienza di gestire un’impresa e di stare sul mercato. Gli imprenditori tradizionali hanno bisogno di un nuovo entusiasmo, il lancio di nuovi prodotti, di respirare il vento dell’innovazione che sta soffiando in tutto lo Stivale. E l’unione di startupper e imprenditori tradizionali non può che far bene a tutto il sistema paese.

Raimondo Bruschi, Francesco Zambelli
autori di http://www.adottaunastartup.com

http://corriereinnovazione.corrieredelveneto.corriere.it/2013/31-gennaio-2013/adottaunastartup-2113789273445.shtml