Quanto è colpevole l’Italia nell’arresto del fondatore di Telegram?

L’arresto del fondatore di Telegram rappresenta l’ultimo evento che si pone in antitesi allo spirito fondatore della rete e che, in parte, è stato il fattore attrattivo, motivante e ispiratore del suo utilizzo per molti di noi.
Oggi delusi da come la rete si sia evoluta e da come si intenda gestirla.

Se ti può essere utile, guarda l’intervista per conoscerlo meglio e comprenderne lo spirito, e riflettere anche su quanto l’Italia, con il suo spirito e la sua cultura nel suo periodo formativo adolescenziale, sia stata fautrice in positivo della crescita e della visione di Durov.

Nel video, il creatore di Telegram, Pavel Durov, discute vari argomenti, tra cui la sua opinione su Elon Musk, le sfide affrontate nel resistere agli attacchi dell’FBI e un episodio in cui è stato aggredito in California. Durov parla della sua visione sulla privacy, la libertà di espressione e l’importanza di resistere alle pressioni governative. Inoltre, condivide le difficoltà personali e professionali incontrate nella sua carriera, sottolineando la sua determinazione a mantenere Telegram indipendente e sicuro per gli utenti.

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Per colpa di un “mi piaci”

Reazioni e comportamenti anomali sui social network ed in rete internet?

Da se sempre, ogni giorno, accadono tanti fatti e cose. Ma nel nostro tempo sempre maggiormente ogni elemento appare singolarmente focalizzato. Specialmente nei social, dove la forma espressiva impone l’utilizzo di brevi testi o slogan.

Quali meccanismi sostengono ed alimentano una diffusa presenza di messaggi d’odio e posizioni estreme?

Tutto viene proposto e colto in piccole parti o dosi, che si prestano a singole sommarie e superficiali diverse interpretazioni. Complice anche il poco tempo, che spesso non favorisce un dovuto approfondimento.

Sicuramente questo da un punto di vista si semplifica la vita, senza doverla valutare e considerare nell’insieme della sua completa articolazione di stridenti contraddizioni o posizioni, digerita e valutata in un più ampio spettro di soppesate espresse opinioni. Favorita da un’ampia diffusione e veloce crescente partecipazione, con un semplice “mi piace” o “condivisione”, per un titolo spesso fuorviante nell’esprimere la propria opinione senza filtri e apparenti consegui.

Atteggiamenti e comportamenti vissuti in “botta e risposta” a suon di crescenti commenti, per dire l’ultima o dimostrare qualcosa a qualcuno, che non sta di fronte. L’avversario si cela distante nell’ampia platea che assiste, nell’insieme di tutti i profili anonimi di chiunque, pronto ad intervenire come “un esperto”, senza dover dimostrare titoli o competenza.

Diventa naturale esprimere marcate ed esasperate opinioni complessivamente giudicanti e giudici di ogni aspetto
spesso senza merito o esperienza

Ogni parere sostenuto singolarmente, contribuisce irrimediabilmente a ritrovarsi compromessi. Progressivamente è inibita la possibilità di valutare ed esprimersi correttamente su quanto complessivamente ed obbiettivamente è accaduto intorno a noi, involontari complici o vittime di quanto non potevamo immaginare, sostenere ed esprimere.

Questo è sempre accaduto. Si inizia da un piccolo screzio, si alza la voce ed a forza di spintoni diventa una rissa.

Ognuno deve “suonarle” al proprio vicino. In un ambiente come la rete o sui social, con il conforto del solo tono delle parole espresse, in stringate espressioni di parte, dove “darsele” sembra far meno male reciprocamente.

In assenza di dolore e rapporto fisico diretto (apparentemente non sono visibili ossa rotte e ferite sanguinanti, feriti e vittime che restano sul campo): i danni solo morali e psicologici, ma favoriscono e alimentano orgogliosi e anacronistici prosegui. Passando di rissa in rissa, di argomento in argomento, con impavida tenacia.

Benché con con le parole si possa maggiormente ferire, nessuno ne esce con la vittoria o con evidenti conseguenze nel breve tempo d’espressione. Ogni confronto alimenta e fa cresce la voglia di potersi riscattare, o galvanizzare nel dover picchiare più forte la prossima volta, nel successivo post contro un fronte avverso alle posizioni maturate, immersi nell’immunità della distanza fisica.

Il linguaggio è da slogan, più semplici da capire e facili a rappresentare chissà quale propria opinione.

Il linguaggio risulta comprensibile e schietto alla portata di chiunque, anche alle più basse culture popolari. Un facile invito al poter partecipare ed interagire con il chiasso di strada.

Contributi e contenuti o proposte trovano facile presa sulle masse, non troppo soppesati in deduzioni e soluzioni poco valutate, ma che contano maggiormente del numero di acculturati ed approfonditi consapevoli posizioni.

“Menare” non richiede forza o l’essere riconosciuti dal vicino.

Gli spalti sono immensi ed ovunque, immediati e perenni.  Lo strumento non è la strada, non è la via o il quartiere. Ognuno resta uno dei tanti, letto e spesso nascosto nel profilo di un “non amico”. Nella virtualità della rete, dove i contendenti si posso umiliare senza misurarne il male reso o ricevuto.

Le urla dagli spalti si sovrappongono a quelle dei gladiatori, intervengono a sproposito, calandosi inesorabili. Partecipando alla lotta attivamente, senza metterci la faccia o del dover dimostrare la propria fisicità predominante.

Il perché si sia iniziato si perde, in oggettivazioni di merito e particolari marginali, che tracciano solchi o facciano uso di nuovi trucchi e artifizi tecnologici.

Ogni antagonista si presenta al prossimo post per renderlo maggiormente ricco e fitto di nuove ragioni, dati o condivisioni, spuntate chissà da dove. Partecipi con interventi fuori tema o personali a suffragio, che intercalano disturbando, fuorviando il tema in corso.

Forti di un algoritmo tecnico che aggrega i simili nella convinzione di essere dalla parte della ragione e della massa, emulando stessi atteggiamenti ed argomenti. Logiche e modelli storici, che vivono dimenticati nei libri di scuole e studi sociali sulle curve di diffusione e imitazione, fanno il resto.

Astenersi è un gesto che penalizza, entrare nella rissa esalta, urlare commenti ad effetto costa nulla. Entrare a gamba tesa sembra non far male.

Crescono e si moltiplicano atteggiamenti da spettatori urlanti battute nello scuro antistante il palco tra il pubblico, con interventi pungenti e dissacratori, avvallati dal numero di pollici alzati ricevuti, lontano da essere valutati per chi li abbia posti.

In ogni intervento la massa di tante espressioni e opinioni singole pesa maggiormente nel complessivo, distraendo e dimenticando l’interesse comune, su cui maturano aspetti e comportamenti comuni o prese di posizione, che pesano nella vita di tutti i giorni da vivere nella realtà.

Uno vale uno, indipendentemente da quanto e come sia maturata l’espressione di voto. 

Mentre la realtà è sempre più complessa, si avanza annebbiati nel percorso intrapreso in animati confronti e duelli, persa la ragione di poter valutare nel suo insieme in modo oggettivo. Trascinati da altri a cui dare ragione in aspetti marginali. Associati agli appartenenti alla parte di cui si è catalogati partecipi, solo per aver fatto semplici “mi piaci e condivisioni” anche di altre piccole ragioni ed opinioni, chissà quando.

Essere parte di un gruppo è nella nostra natura del bisogno di aggregarci, di sentirci parte e forti  in un insieme di simili

Lo sono i vestiti dell’adolescenza, diventano i comportamenti nei social a scapito di ideologie e posizioni maturate.

Il mezzo facilita l’esserne parte, offusca la possibilità d’attendere ed ascoltare tutto il complesso delle cose e dei fatti. Valutati e misurati in piccoli singolari e marginali aspetti condivisi. Tradita la natura umana di esseri pensanti, divenuti analfabeti digitali o intelligenze disfunzionali, ridotti ad ignorare, appartenenti ad un gregge.

La mandria si sposta seguendolo un tortuoso percorso, suggerito e coretto a suon di piccoli espressioni dal mandriano, che conduce il popolo bue solo per proprio interesse. Abilmente propagata ed esaltata da sconosciuti contatti, che diffondono senza consentirne l’iterazione e gli interventi ad altri, vittime anch’essi della profilazione e aggregazione tra i simili che la piattaforma tecnologica favorisce, per vedere il mondo come suggeriscono le preferenze e conferme poste a suon di “mi piaci e condivisioni”.

Pensare ed esprimersi con la propria testa, con la forza delle proprie idee e opinioni, richiede uno sforzo che la facile reazione e ripetizione di brevi frasi o slogan non lo consente. Valutare il potenziale del mezzo e l’abuso della tecnologia è una lontana prerogativa dei soli addetti ai lavori. La menzogna, o la falsità meglio raccontata, si fa strada più velocemente di ogni verità o ragionamento logico, oggi chiamate fakenews.

Parlare ad un amico “vicino di tastiera”, significa pronunciarsi nel megafono della radio nelle piazze. Tutti occasionali oratori al balcone di Palazzo Venezia ai partecipanti al comizio, ad altri che mai s’incontreranno o che si possa conoscere in chi sia o stia ovunque, senza il tempo di valutarne il profilo o cosa rappresentino, convincendoci di essere parte e parere condiviso della folla.

Inconsapevoli Attori e Vittime di proprio destino e appartenenza non scelta e mediata.

Tutto accade per colpa di un click, un “mi piace” o “una condivisione”, per ritrovarsi nel girone dantesco di cui non si è mai voluto essere parte.


Come sempre anche nei social, chi sta alla finestra a guardare non ci rimette, chi scende in campo (anche solo con un click) rischia di entrare nella mischia ed essere parte delle risse che leggiamo nei social network ogni giorno.

Ma forse per crescere vale la pena farne parte.

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Crediamo nelle nostre idee e nei valori in cui siamo credibili ovunque

Gli italiani sono un popolo di Inventori  (oltre che di condottieri, navigatori, artisti, ecc..) tutte prerogative che stanno dentro di noi. Sono nel nostro DNA e fanno del nostro essere Italiani l’unicità e riconoscibilità in ogni luogo. Frutto di un patrimonio che dovremmo valorizzare. senza adeguarci a modelli vincenti d’altri.

Siamo credibili al mondo quando parliamo di fashion, food, arte , cultura, turismo. Ma non esportiamo queste nostre caratteristiche, intrinseche del nostro modo d’essere, che tutti ammirano in noi Italiani.  

Negli ultimi anni ho passato molti WeekEnd in giro per le città italiane (più di 40), partecipando ad un evento che si chiama StartUp WeekEnd (vedi http://sw.bruschi.com o http://webtvsw.bruschi.com ) che mi hanno permesso di constatare come sia innato in noi tutti Italiani  lo spirito imprenditoriale, nel “vedere” mercati ed e opportunità, frutto d’idee e esigenze che sappiamo risolvere con fantasia e concretezza che non ha pari.

Il sistema non ci premia in questo, senza colpevolizzare uno stato che protegge e mantiene aziende destinate a chiudere e lavoratori espulsi dal mercato, per consentirgli di sopravvivere. Zavorrando e drenando il nostro gettito,  in tassazioni esose che asfissiano ogni iniziativa esistente e nuova.

Ma siamo una nazione di furbi e opportunisti anche in questo, che impone e fa sopravvivere agli onesti in un dedalo di regole e regolamenti da rispettare, lasciando spazio ai migliori dribbling evasivi o elusivi di pochi furbi o fortunati mantenitori di una classe di professionisti cresciuti e pagati ad hoc.

In uno degli incontri dello StartUp WeekEnd alcuni giovani, qui intervistati mentre nel weekend elaborano la loro idea, hanno presentato un sistema per trovar cucinato

proposta che soddisfa il “cibarsi d’ogni giorno” e relega al piacere del ristorante il gusto del vero mangiare, cosi forte in tutti noi Italiani.

Oggi lo vengo a conoscenza di una analoga proposta, di un noto produttore di macchine di caffè francese

L’articolo che lo descrive http://www.dissapore.com/notizie/chefcuisine-nespresso-piatti-caldi/

Molti, primo io stesso, non sanno far da mangiare (avendo avuto la fortuna di mamma e moglie, che lo fanno egregiamente e quotidianamente). Ma se mi trovassi all’estero con amici stranieri, la pasta che potrei fare sarebbe ottima, non perchè sappia come si cucini, ma perchè conosco da sempre il sapore che deve avere.

Si potrebbero portare ad esempio casi analoghi per Arte, Vestire, Interesse turistico, Approfondimenti Culturali, parte del bagaglio del contesto o vissuto per quasi tutti gli italiani.  

Dovremmo credere maggiormente in noi stessi, nei nostri valori, quelli che ci portiamo dentro ed apprendiamo nel nostro vivere quotidiano, quelli in cui tutto il mondo ci riconosce. Nella nostra capacità ed inventiva, d’adattarci e cogliere le opportunità, in termini costruttivi. Delle nostre capacità di “visione” ed impegno, impresa e imprenditoriale (siamo il paese della Piccola Impresa che ha fatto il dopoguerra).

Tutto questo mi hanno suggerito :

Quando siamo credibili, agli occhi del mondo in qualcosa, dovremmo cominciare ad incoraggiarne lo sviluppo, opportunità d’impresa ed occupazione. Con tutta la forza della nostra capacità del parlare d’alimentazione, nel caso specifico. Rendendola una nuova realtà imprenditoriale, che esporta in tutto il mondo.

Ma sopratutto quello su cui riflettere è che questo venga proposto oltr’alpe, sollevando scandalo per aver violentato la cucina Francese, ma venga difeso ad oltranza affermando che sia necessario : Incoraggiare la Francia a cucinare e a democratizzare l’alta cucina.

Mentre l’idea dei ragazzi di Bologna resterà solo un idea, una delle tante piccole occasioni perdute, di produrre e andare verso mercati nuovi, come i condottieri Italiani sapevano “vedere” e fare, o le nostre imprese tradurre in crescita nel recente passato.

Cristoforo Colombo era forse Portoghese ?
Amara costatazione che da sempre siamo credibili internazionalmente e solo all’esterno troviamo un ambiente propenso a nuovi successi, che potrebbero essere solo Italiani.

INIZIAMO A CREDERCI

nell’innovare processi, soluzioni o processi. Non servono territori ricchi di materie prime o vie di comunicazioni e tante altre cose retaggio o vantaggio culturale del nostro paese, ma solo il credere nelle nostre idee e nei valori in cui siamo credibili ovunque

Ripublicato dell’originale su Linkedin Pulse https://www.linkedin.com/pulse/article/crediamo-nelle-nostre-idee-e-nei-valori-cui-siamo-ovunque-bruschi ed in Medium https://medium.com/@raimondobruschi/crediamo-nelle-nostre-idee-e-nei-valori-in-cui-siamo-credibili-ovunque-b05103421a0c

Adulteri che non siete altro. Continuate cosi !

Adulteri che non siete altro. Non basta un attacco hacker contro un sito d’incontri per veder pubblicati i dati di 32 milioni di (possibili) adulteri, tra cui magari voi stessi.

attacco hacker contro un sito d'incontri
Se continuate, nei siti web che promettono la luna nel pozzo, a codificarvi con l’indirizzo di posta elettronica ed inserire come password la stessa della vostra email, pubblicheranno pure quello che vi scrivete.

pubblicheranno pure quello che vi scrivete

 

Tranqui, per ora li raccolgono (illudendovi di fornire servizi fantastici) usandoli solo per inviare spam, con la vostra utenza di posta (povero vostro provider a cui urlate la palese incapacità tecnica di veder permesso d’abusare il vostro indirizzo in giro per il mondo), ma non sperate si fermino a questo :

Continuate a lasciarli letti e giacenti nelle caselle email, che pretendete essere di molti GB (capienti)

 

I vostri messaggi email ricevuti ed inviati, che lasciate sul server, valgono molto di più ! Continuate a lasciarli letti e giacenti nelle caselle email, che pretendete essere di molti GB (capienti)

#‎Beata #Goduriosa #Ignoranza

Informare costa meno che curare
‪#‎Pubblicità #Progresso #Cultura #Digitale‬

Coniugare SmartCity nella crisi economica con la cultura

La cultura per risolvere la desertificazione di negozi nei centri cittadini

In chiave innovativa http://youtu.be/qXLFhO9qhTg si trova risposta a problemi emergenti quale la chiusura di attività commerciali cittadine #smartcity

grazie a tre ragazze del profondo “Sud Italiano”: Pamela, Lisangela e Valentina che lo insegnarono, con una loro idea ”nuova apertura” proposta in uno StartUp WeekEnd, di un fine settimana in The HUB a Bari.

vedi https://bruschi.com/per-sfamarci-rubiamo-il-mangime-alle-galline-dalle-ova-doro-del-nostro-pollaio/